Una cena dialettica





Una sera di qualche mese fa, a Berlino, decisi di portare una mia cara amica tedesca nel miglior ristorante di Mosca, pardon, di Berlino, il Pasternak. Fra l’altro è molto interessante la massiccia presenza della comunità russa a Berlino, che sarà l’oggetto di un mio prossimo articolo.  Accanto al nostro tavolo arrivò a un certo punto un bel gruppo italo tedesco. Parlavano esclusivamente in italiano tra loro e io pregai la mia amica di continuare a parlare tra noi in tedesco per non far capire loro che capivo. Il piccolo truccò funzionò e queste persone cominciarono tranquillamente durante la cena una conversazione serrata di storia e di politica. Gli italiani, dai loro discorsi capii che erano reduci da un convegno di storia all’università, rompevano meticolosamente ogni schema che i loro amici tedeschi proponevano in nome di una correttezza politica ed analitica, e lo facevano con gusto.  Se una tedesca parlava delle bellezze di Sabaudia, l’italiano l’apostrofava dicendo che dopo gli anni dei grandi intellettuali italiani che vi villeggiavano, ormai Sabaudia era solo un deserto intellettuale e culturale, colonizzata dal generone del frusinate, di Latina e romano,  e la tedesca faticava a comprendere. Ma nello stesso tempo era stupita ed affascinata dalla rapidità con la quale i suoi amici italiani rovesciavano il piatto della discussione.
Ad un certo punto uno degli italiani, che sembrava il più autorevole, disse una cosa che provocò un silenzio di circa 10 minuti al tavolo vicino a me: “Vedi cara, la verità assoluta non esiste, non esistono mostri sacri, siamo tutti piccoli, molto piccoli e dobbiamo accontentarci di provare a capire quello che succede.”
Panico sostanziale, imbarazzo reale, confusione totale. Una delle belle fanciulle presenti disse: “Voi italiani siete maestri nel confondere la realtà, il vostro relativismo ci risulta insopportabile, ma insomma avete una idea su qualcosa?”
 L’italiano, perfidamente rispose: “ Ma lo sai che hai una bella faccia? Sembri la portabandiera  nel film Olimpia di Leni Riefenstahl.”
La ragazza rispose: “Ma che c’entro io con Olimpia, non l’ho nemmeno visto e ho appena 32 anni.”
“Non l’hai visto, peccato, è un grandissimo film, che appartiene alla storia del cinema mondiale.”
Un'altra ragazza, visibilmente irritata: “Ah, voi italiani, ci volete sempre fare la lezione sul nazismo, Giulio Cesare era peggio del nazismo.”
 Risposta secca dell’italiano: Erano altri tempi  nella storia della civiltà e Cesare non voleva certo imporre schemi né ideologici né culturali, ma ripeto erano altri tempi non c’era ancora stato il Cristianesimo, né gli illuministi, né la rivoluzione francese.”
 La ragazza, furente disse solo: “ Volete sempre aver ragione voi italiani e non avete neanche i conti apposto.”
 Tagliente la risposta: Non è questo l’argomento della nostra conversazione
Una professoressa tedesca intervenne: “Scusa Brigitte, io sono tedesca ma ha ragione il professore, non si possono mischiare fatti che nulla c’entreano fra loro:”
La ragazza sibilò in tedesco: “Ich kann Sie nicht mehr aushalten. Non li sopporto.”
 Questa conversazione avvenuta accanto a me mi fece capire non tanto la lontananza analitica quanto la vicinanza emotiva tra i nostri due popoli. Ci fu una forma di imbarazzo sotto il profilo psicologico di affrontare le cose. Quando sarà possibile coniugare l’agilità degli italiani con la seriosità  tedesca? La miscela deve essere confezionata al più presto, nell’interesse stesso dell’Europa.

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