VIAGGIO NEL PELOPONNESO PARTE PRIMA

 "Un promontorio sorse e li nascose e quando passammo davanti al piccolo golfo di Marmari il sole era già alto nello sconfinato cielo greco: un cielo più alto, più leggero, che ti circonda più da vicino e si stende più in là nello spazio che in qualunque altro luogo del mondo. Non intimidisce, non sminuisce, ma è ospitale e accogliente per l'uomo, suo elemento non meno della terra, e pare che solo un errore di gravità inchiodi l'uomo alle rocce e al ponte della nave e gli impedisca di essere assunto nell'infinito".
 In questa frase di sir Patrick Leigh Fermor si condensa tutta la fascinazione che la Grecia può esercitare su quelle anime predisposte ad esserne incantate.
 L'Ellade è uno dei miei grandi amori insieme alla Lessinia.  Tutti noi discendiamo da qui in qualche  modo. E col cognome che mi ritrovo (Teodori,  θεός δώρον che sta per dono di Dio) le fantasie identitarie non possono che librarsi alte nel luminoso cielo ellenico.  Era troppo tempo che mancavo.  Così ho deciso di prendermi una settimana a ottobre, per il mio compleanno, e di regalarmi una vacanza in Grecia con Nusia. Solo sette giorni a disposizione. Ebbene, in una settimana si possono fare tantissime di cose. La nostra prima destinazione era Milos, la mia isola preferita, dove manco da 10 anni. Resici conto della difficoltà di raggiungere Milos ad ottobre abbiamo optato per il Peloponneso. Il nostro primo viaggio sulla terraferma greca. Partiamo molto incuriositi, dopo svariati viaggi sulle isole con relativo stop ad Atene questa sarà la nostra prima esperienza greco-continentale. Prima destinazione, il Mani, il "dito" centrale del Peloponneso. Regione con una sua storia e una sua identità molto forti. Arriviamo ad Atene, volo Ryanair da Ciampino, alle 8 di mattina dell'8 ottobre, tutto liscio come l'olio. Appena usciti ci accorgiamo che è ancora estate. 30 gradi e libidine assicurata. Ritiriamo la macchina alla Hertz e ci dirigiamo verso sud...

Prima tappa: da Atene a Agios Dimitrios.


 Quando viaggi in Grecia viaggi nel mito. Andando verso sud sulla nuovissima autostrada che collega Atene a Sparta leggi le indicazioni stradali e pensi ai luoghi della storia e della mitologia: Corinto, Argo, Micene, Nemea, l'Arcadia. Ogni valle, ogni montagna ha la sua dea, la sua ninfa, il suo animale mitico, la sua battaglia storica. Questi paesaggi aspri, tipicamente mediterranei, si ingentiliscono nella suggestione della leggenda, in cui ti imbatti quasi per caso. Passo un momento bellissimo quando, stanco, mi fermo in un autogrill a circa metà del viaggio. Siamo in Arcadia.  Nusia è addormentata in macchina. Entro assonnato in questo autogrill: un padiglione di vetro e acciaio sulle pendici di una montagna che discende verso una piana, sopra di me una mulattiera discende zigzagando dalla vetta. Il colpo d'occhio è semplicemente spettacolare.

Arcadia, Mantinea.
 Dopo un po' capisco che sono affacciato sulla piana di Mantinea, teatro di due feroci battaglie della guerra del Peloponneso, l'ultima delle quali, combattuta nel 362 a.c., fu  il più grande scontro tra opliti della storia greca, che segnando il termine dell'effimera egemonia tebana, portò poco dopo al dominio macedone e alla fine dell'indipendenza delle città stato. Gli scontri tra opliti infatti, avvenivano puntualmente nei pochi territori pianeggianti di questo montagnoso paese, i soli luoghi dove i ranghi serrati della falange oplitica potevano esprimere appieno la loro devastante potenza. Bevo il mio caffè immaginandomi il battaglione sacro di Epaminonda e il fior fiore degli spartiati fronteggiarsi sotto i miei occhi. Intorno lo stesso sole, gli stessi odori.

L'autogrill sulla piana di Mantinea

 Dopo circa tre ore e mezza di viaggio arriviamo a Kalamata, importante centro agricolo della Messenia affacciato sull'omonimo golfo, famoso per le sue olive, le mitiche olive greche del leggendario Mario Brega. Ci fermiamo per pranzo e ripartiamo subito. La città non è davvero nulla di memorabile, almeno a prima vista.

Il golfo messenico visto dal lungomare di Kalamata: sulla destra il primo "dito", sulla sinistra il secondo.

  Kalamata è la porta del Mani esterno (Exomani), da cui inizia una panoramicissima strada costiera adagiata sui contrafforti del monte Taigeto, che si inoltra nella penisola fino a Capo Matapan, per poi risalirla fino a Gytheio, dove finisce la regione. Il Taigeto (2400 metri), la montagna di Sparta, sopra alla quale secondo il mito gli spartani abbandonavano i bambini nati deformi, è la spina dorsale del Mani. E' il suo digradare verso sud per decine e decine di chilometri a dare  forma alla penisola.

La vetta piramidale del Taigeto ricorda quella del monte Velino, ben visibile dal Gianicolo. La stessa catena ricorda molto l'appennino abruzzese.
  Il paesaggio è mozzafiato, è un continuo fermarsi e scattare foto. La montagna si tuffa nel mar Ionio. Prevalenza di roccia in una miriade di calette, ma non manca qualche spiaggia di sabbia.

Exomani, nei pressi di Lefktro.
 Verso il tramonto arriviamo al luogo dove passeremo la notte, il Katafigio (rifugio) village nei pressi di Agios Nikolaos e di Agios Dimitrios. Ci accoglie Carmela, la moglie del proprietario. Come Carmela?! La signora viene da Venezia, ed ha un simpatico accento veneto imbastardito da decenni di permanenza in Grecia. E' bello arrivare così lontano e incontrare una veneziana, in quelli che sono stati a lungo i domini della Serenissima. Il suo piacere di parlare italiano è evidente. La struttura è molto carina, immersa come è in un grande giardino che digrada su una scogliera con accesso al mare. Le camere sono intime, pulite e hanno uno splendido affaccio sul golfo di Messenia. Un posto dove vorresti restare. Questo voler restare sarà una costante della nostra breve avventura peloponnesiaca.

                     Sunset in Katafigio

 Per cena si va ad Agios Nikolaos. Un piccolissimo borgo sul mare  con 4-5 ristorantini uno appresso all'altro. Lo stile delle case è una via di mezzo tra lo stile veneziano delle isole ioniche e quello cicladico. Del resto siamo proprio a metà strada. Quando sei in Grecia e devi mangiare, soprattutto in luoghi come questi, fuori dal turismo di massa, è bene non affidarsi solo a tripadvisor, ma anche chiedere in giro. Entriamo in un minimarket e una signora ci indirizza con entusiasmo e toni altissimi verso l'hidden garden.

Hidden garden, Agios Nikolaos.
  L'atteggiamento nei confronti di noi italiani e ovunque molto positivo. Italiani e greci sono molto simili, e ovunque vai ti senti bene accolto. Dici "ego eimi itallon", loro sorridono e in 5 minuti e come se ci si conoscesse da una vita. Ti viene voglia di abbracciarli, e spesso lo fai! Questa veracità e simpatia autentiche e non di facciata le troveremo in molti altri posti durante questo viaggio,  tranne che  in uno, il più turistico di tutti, dove purtroppo l'antichissimo spirito della Gastfreundlichkeit-ospitalità greca si è dissolto, travolto dal  facile guadagno su frotte di turisti mordi e fuggi. Un vero peccato. La cena è ottima, e riassaporo finalmente le patatine fritte espresse greche: patate che sanno davvero di patate! Intorno a noi inglesi e tedeschi, si chiacchiera amabilmente di Europa e di Brexit. Dopo un paio (forse) di ouzo a testa si torna a Katafigio e si dorme il sonno dei giusti. Domani si parte per l'arido Mani interno, quello duro e puro (to be continued).

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